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Maggio 2023
Lo facciamo in continuazione. Ci scambiamo video divertenti, meme, ci concediamo una battuta sulla nostra patologia mettendo in imbarazzo chi ci sta ascoltando o magari permettiamo all’amica di turno di prenderci un po’ in giro per tutte le peripezie che ci tocca affrontare. Ridere alleggerisce il peso che ci portiamo dentro ma a volte, convivere con il dolore cronico, diventa così frustrante che non abbiamo più neanche la forza di farlo. E se provassimo a vederlo come parte della nostra terapia?
Per farci un’idea dell’impatto del dolore pelvico cronico (DPC) sulla salute mentale delle persone che ne soffrono dobbiamo partire dai numeri:
🤖 Fino al 73% dei pazienti soffre di ansia, rispetto al 12% della popolazione generale;
😿 Fino al 52% dei pazienti soffre di depressione, rispetto al 5-10% nella popolazione generale;
💥 Fino al 42% deə pazienti ha mostrato tendenza al catastrofismo da moderato a grave;
I dati tuttavia non ci stupiscono. Sfideremmo chiunque a mantenere la serenità mentale dovendo attraversare anni di mancate diagnosi, gaslighting medico, patologie invisibilizzate e l’estenuante ricerca di una cura adatta noi. Inoltre, la presenza costante di un dolore è un chiodo fisso che rende difficile distrarsi e che interferisce con molte sfere della nostra vita. Proprio per questo, è sempre più evidente la necessità di affrontare il DPC con un approccio biopsicosociale che associ alle terapie fisiche e farmacologiche anche il benessere mentale di chi è paziente.
Nella narrazione comune, la psicologia si è sempre interrogata sull’impatto delle emozioni negative sul singolo. Forse meno persone sanno però, che anche le emozioni positive sono state ampiamente studiate. Un esempio è la “teoria dell’ampiamento e della costruzione” di Barbara Fredrickson secondo cui le emozioni positive, al pari di quelle negative, svolgono una funzione adattativa. Preparano quindi il corpo ad agire, costruendo nel tempo risorse personali e resilienza e agendo sul lungo periodo nella riduzione degli effetti delle emozioni negative.
I diversi studi sui benefici dello humor sulla salute mentale hanno evidenziato delle qualità che potrebbero essere promettenti anche nel trattamento del dolore cronico. L’umorismo ha infatti la capacità di:
🎯 Spostare il centro dell'attenzione lontano dall'essenza negativa di un'esperienza negativa;
🎭 Aiutare a reinterpretare l’evento avverso in modo meno minaccioso;
💞 Consentire un cambio di prospettiva mantenendo le distanze dall'esperienza;
🫂 Fungere da potente meccanismo di rafforzamento dei legami sociali, contrastando l’isolamento;
Ad oggi vi sono ancora poche ricerche sugli effetti benefici dello humor sul dolore cronico, ma negli ultimi anni sono stati condotti alcuni esperimenti che promettono bene. Uno di questi, pubblicato nel 2021 è stato condotto in un ospedale tedesco con l'obiettivo di sviluppare uno “humor training” specifico per il dolore e valutarne la fattibilità e l'efficacia come componente di una terapia del dolore regolare e multimodale.
Lə pazienti sono statə assegnatə in modo casuale al gruppo di formazione e al gruppo di controllo. La formazione consisteva in quattro sessioni che sono state implementate nella normale terapia per due settimane. I risultati hanno mostrato miglioramenti in tutti i risultati per entrambi i gruppi, per quanto riguarda un ulteriore contributo che gli interventi sull'umorismo possono dare alla terapia del dolore multimodale.
Nel grande calderone del dibattito sulla rappresentazione del benessere psicologico nell’era digitale è naturalmente entrato anche il mondo dei meme. Di recente, con la premessa che rappresentano graficamente e promuovono comportamenti pericolosi, il Royal College of Psychiatrists (UK) ha ritenuto che i meme sulla salute mentale fossero una forma di ”contagio sociale” e una minaccia per la salute pubblica. Successivamente ha chiesto alle piattaforme di social media di fornire agli accademici l'accesso ai dati degli utenti per esaminare i potenziali effetti negativi legati all’esposizione prolungata ai meme.
Nessuna prova empirica ha confermato le loro preoccupazioni. Al contrario, le ricerche più recenti hanno evidenziato che gran parte delle persone intervistate percepiscono i meme come un modo per alleviare i sintomi psichiatrici, ridere dei loro problemi e formare una connessione con altre persone nella stessa situazione.
In particolare, il miglioramento dell'umore prodotto da questi meme era significativamente più alto tra coloro che presentavano depressione. Un ottimo punto di partenza per l’applicazione dei potenziali benefici terapeutici dei meme per le persone con difficoltà di salute mentale.
Più meme per tuttə?
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