Perché gli antidolorifici non funzionano sempre?

Giulia Romagnosi
Copywriter e comunicatrice inclusiva

2 minuti

Marzo 2024

Gli antidolorifici sono ampiamente utilizzati per gestire il dolore cronico, una condizione debilitante che può influenzare profondamente la qualità della vita. Ci sono però situazioni in cui potrebbero non avere l’effetto desiderato. Vediamo alcune ragione per cui questo potrebbe accadere.

Il tipo di dolore

Il dolore cronico può derivare da diverse cause, come, danni ai nervi (condizioni di dolore neuropatico es. neuropatie), infiammazione (es. artrite reumatoide), o tensione muscolare (es. mal di schiena). È quindi importante considerare la causa sottostante al dolore per scegliere il trattamento più rilevante. È possibile che una condizione di dolore cronico abbia una componente infiammatoria e neuropatica richiedendo, quindi, un approccio su più fronti.

Seguendo questa logica, è probabile che:

  • un antidolorifico “classico” come un antinfiammatorio non steroideo o FANS (es. Ibuprofene) sia efficace per un dolore con una componente infiammatoria;
  • un farmaco che aiuta a rilassare la muscolatura chiamato miorilassante (es. Muscoril) verrà utilizzato per il dolore associato a tensione muscolare.

In condizione di dolore moderato o severo, indipendentemente dalla causa, è possibile che venga indicato l’uso di farmaci oppioidi (es. Contramal), antidolorifici che modulano i processi di regolazione del dolore a livello del sistema nervoso centrale. Quando, invece, parliamo di dolore neuropatico è probabile che al posto degli antidolorifici “tradizionali” vengano prescritti antidepressivi (es. Amitriptilina) o antiepilettici (es. Gabapentin) per la loro capacità di controbilanciare gli effetti dell’alterato comportamento dei nervi.

Gli antidepressivi e gli antiepilettici vengono usati nel trattamento del dolore neuropatico anche quando non ci sono sintomi di depressione o epilessia. Questi farmaci agiscono su specifici meccanismi neurali coinvolti nella percezione del dolore, indipendentemente dalla presenza di altre condizioni.

Dosaggio e tolleranza

È possibile poi che, pur avendo scelto un farmaco adeguato al tipo di dolore, il problema sia:

  • la dose utilizzata: età, peso, sesso, funzionalità epatica e renale influenzano come, e in quanto tempo, il corpo assorbe e utilizza il farmaco. È importante seguire la dose e la frequenza raccomandata.
  • la tolleranza: soprattutto per alcuni farmaci, è possibile che il corpo, dopo un uso prolungato alla stessa dose, risulti insensibile all’effetto antidolorifico. Potrebbe essere necessario aumentare la dose o cambiare il farmaco

Interferenza con altri farmaci

Non è raro che le persone che soffrono di dolore cronico assumano più di un farmaco contemporaneamente (e talvolta anche integratori). La combinazione dei farmaci può ridurre l’efficacia dell’antidolorifico. È importante che lə professionista della salute, ma anche lə farmacistə, siano al corrente di tutti i farmaci che stiamo assumendo

Ogni corpo reagisce in modo diverso

Un “buon” farmaco antidolorifico per una persona potrebbe essere poco efficace per un'altra con la stessa condizione medica perché:

  • il dolore è un fenomeno anche soggettivo e non tutte le persone ne hanno uguale percezione.
  • ci sono variabili biologiche individuali che possono influenzare la risposta ai farmaci.

Domande irrisolte

Infine, non dimentichiamo che il dolore cronico è un fenomeno estremamente complesso per cui, ancora oggi, numerose domande sono oggetto di intenso studio a partire dai meccanismi che lo causano. Non conoscere appieno le cause di un fenomeno comporta la difficoltà di non poterlo gestire, e quindi curarlo, in modo efficace. Considerando tutte le variabili che possono contribuire ad una adeguata gestione farmacologica del dolore cronico diventa essenziale affidarsi ad unə professionista della salute, competente, per navigare la scelta delle terapie più adeguate alle proprie esigenze (farmacologiche e non). Come pazienti, possiamo sempre osservare se, e come, il nostro corpo risponde agli antidolorifici e riportare queste informazioni allə professionista che ci segue. Questo è importante per stabilire un percorso terapeutico il più personalizzato possibile.

Primo piano di Luca Bello

Primo piano di Luca Bello

Federica La Russa

Partner
Dopo un dottorato in Neuroscienze conseguito al King's College London e un post dottorato al National Institutes of Health negli Stati Uniti, oggi, Federica lavora come comunicatrice della scienza e medical writer per una salute collettiva consapevole ed equa. Insieme allə sociə dell'associazione She is a Scientist, si occupa di decostruire gli stereotipi di genere in ambito STEM e medicale.