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Giugno 2023
Tutti noi abbiamo provato dolore in qualche momento della nostra vita, che sia stata una scottatura o una caduta imprevista. C’è una grande differenza, però, tra un dolore acuto - che si avviene una tantum - e uno cronico, ovvero persistente (ne avevamo parlato in questo post).
Come ormai sappiamo, il dolore cronico viene definito come un dolore che perdura da almeno tre mesi, ma la verità è che il cambio da acuto a cronico non scatta da un giorno all’altro al terzo mese. Al contrario, è un processo graduale che inizia dal primo momento in cui sentiamo dolore, e che modifica lentamente alcuni meccanismi nel nostro corpo - fino a diventare, appunto, cronico.
Il dolore acuto, ripetuto nel tempo, modifica il funzionamento del sistema nervoso e porta a cambiamenti reali nel cervello e nel sistema nervoso centrale, e quindi nel modo in cui questo percepisce i messaggi relativi al dolore.
Immagina di schiacciare una volta la lettera X sulla tastiera del tuo computer e vederne comparire mille sullo schermo, tutte di colori diversi. Nella “normalità”, cliccando una volta sulla X della tastiera, sullo schermo ne comparirà una sola, ma se il sistema nervoso è “sensibilizzato” invece ne compaiono mille, di forme e colori diversi.
Questo meccanismo viene chiamato dalla scienza “sensibilizzazione centrale”: un processo per cui il nostro sistema nervoso centrale è diventato altamente sensibile alle potenziali minacce per il corpo, ovvero qualsiasi cosa che potrebbe scatenare dolore. Questo si traduce in un aumento del dolore, e più spesso.
È come se il volume del nostro sistema del dolore fosse stato alzato al massimo e venisse bloccato in quello stato, suonando l'allarme (dolore!) per qualsiasi vago segnale di pericolo. In poche parole, il nostro corpo diventa iperprotettivo - ma con conseguenza negative.
Questo significa, tra le altre cose, che questo dolore è reale al 100%. Quando ti diranno che il tuo dolore è "tutto nella testa", o che è immaginario, rispondi così: “Il mio sistema nervoso è sensibilizzato”.
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